Una maggiore consapevolezza di voler vivere e invecchiare in salute porta spesso pazienti e familiari a interrogarsi sull’utilità di sottoporsi dopo i 70-80 anni a interventi di sostituzione di protesi in caso di artrosi del ginocchio. “In questi pazienti, sebbene sia frequente riscontrare la presenza di patologie spesso causate proprio dalla sedentarietà determinata dal dolore che deriva dall’artrosi – spiega il dott. Augusto Palermo – tuttavia, eliminare anche solo il dolore favorisce la ripresa di una vita più attiva che può aiutare anche a tenere sotto controllo eventuali patologie cardiache o il sovrappeso. Spesso infatti questi pazienti, sebbene molto anziani, ottengono miglioramenti in termini di salute generale soltanto ricominciando a camminare.
Senza dimenticare i maggiori rischi intraoperatori dovuti soprattutto all’anestesia, è possibile però ricorrere a interventi di breve durata che permettono la sostituzione di uno o più parti rovinate del ginocchio con speciali protesi dette mono-bicompartimentali – continua l’esperto. – In questo modo, senza sostituire tutta l’articolazione del ginocchio, il paziente può tornare a camminare in breve tempo perché si riducono i tempi di ospedalizzazione che, nei pazienti più fragili, si traducono in un diminuito rischio di perdita di autonomia, complicanze cliniche, disorientamento e confusione. Inoltre, si riducono anche le perdite ematiche e il recupero post operatorio è più rapido.